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Viola Drunken - Parol # Review

Nell'ascoltare Parol dei Viola Drunken è facile riconoscere da subito la grande attenzione che questi quattri ragazzi siciliani hanno messo nella stesura di questo disco. La cura per il suono è quasi maniacale - almeno considerando gli standard odierni per le autoproduzioni - è tutto l'album si regge sulla ricerca di equilibrio tra i momenti più aperti e melodici e i passaggi più energici e viscerali. Da questa alchimia esce fuori una atsmofera particolare che permea tutto l'album, questa sorta di barocco scuro e prezioso trasversale a queste nove tracce che compongono il disco.

I Viola Drunken si collocano nella tradizione del rock italico, ma non lasciatevi fuorviare da questa definizione. Nella loro musica c'è più che un semplice citazionismo dei soliti gruppi.
Oltre ai riferimenti più immediati - dalle cadenze lente e dilatate del cantato che si rifà a certi Marlene Kuntz, alle atmosfere riflessive e implosive dei C.S.I. - che sono comunque fortemente presenti, nel loro suono è possibile trovare anche altro che si manifesta, come un eco, in alcuni momenti della loro musica. Negli incroci di tastiera e chitarra tipiche del prog italiano degli anni '70 (Ora e Dopo e la coda finale di clavicembalo di Lieto rifugio) alla aggressività punk-rock degli anni '90 (Rude, Lieto Rifugio), fino ad arrivare anche al post-rock più rarefatto ed intimo(ll frastuono del silenzio, L'offesa).

Parol è un buon disco e loro sono una di quelle band valorose che stanno cercando il più possibile di portare la loro musica in giro per l'Italia cercando di farsi conoscere. Ma per quanto buono non è esente da alcuni difetti.
In primis la voce. Se in alcuni brani risulta essere emozionante ed azzeccata, spesso tende ad essere un po' troppo limitata a quelle due,tre soluzioni melodiche che ripropone dall'inizio del disco. Penso che le potenzialità di crescita in tal senso ci siano tutte, basta un po' di coraggio. L'altro difetto è invece tipico di quasi tutte le band che presentano brani su cui hanno lavorato per tanto, forse troppo tempo. Ovvero quella tendenza a strafare che si manifesta in quel "qualcosa di troppo" in cui le chitarre e le tastiere ogni tanto tendono a compiacersi e soffermarsi e che piuttosto che rafforzare distraggono l'ascoltatore sia dalle parole delle canzoni che dalla melodia principale dei pezzi.

Vanno tenuti d'occhio.

Tracklist.
1. Il frastuono del silenzio
2. Nella gioia e nel dolore
3. Ora e dopo
4. Il lieto rifugio
5. Gocce
6. L'offesa
7. Canzone Sproloquio
8. Rude
9. Prodezze uccise

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