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Live report: Trentemøller [14-10-2010] Auditorium Parco della Musica Roma

Live report: Trentemøller

Pubblicato su Musicaoltranza, al momento non disponibile sul sito.

http://www.audiomaniacs.de/wp-content/uploads/2011/04/a8fbTrentemoller.jpg

Ci sono dei concerti che sono come quegli antichi e squisiti pranzi della domenica,che ti sorprendono, ti saziano, duranti i quali sei convinto che solo l’antipasto può bastarti per una settimana. Ci sono dei concerti che sono come viaggi esotici, ti scavano solchi dentro, ti levano le interiora ed è come se rimanessi puro spirito, illibato,pronto a ricucirti dentro nuovi contenuti, nuove storie, a sostituire ad ogni lacrima un sorriso.

Tra i sapori di certe melodie si dimentica, anche se per una piccola manciata di ore, la ricerca estenuante del senso e ci si perde d’incanto tra le note e i ruggenti battiti del suono. Sono piccole magie quelle che la musica può fare, come quella che ha avvolto la sala Sinopoli dell’Auditorium romano il 14 ottobre durante il live di Trentemøller.

Erano le 21 ed ero già sprofondata nella comoda poltrona della sala. Continuavo a sbadigliare dalla stanchezza mentre venivo cullata dal delicato sound di Chimes&Bells, duo danese in apertura, che non mi dispiaceva affatto.
Peccato che durante la loro esibizione le luci dell’Auditorium fossero ancora
accese e molte persone in piedi. In ogni caso ci hanno tenuto egregiamente compagnia a suon di etno-indie per una trentina di minuti.
Onestamente in molti trepidavamo nell’attesa di degustare live, l’ultima perla del polistrumentista danese “Into the Great Wide Yonder”, dato alla luce quattro anni dopo l’acclamatissimo “The Last Resort”.

Qualche istante dopo infatti, le luci si abbassano, iniziano tenui geometrie di colori intensi, l’atmosfera cambia notevolmente. Una strana scenografia prende forma lentamente, quasi a voler rappresentare una gabbia. Entrano uno alla volta i componenti della band e per ultimo lui, Anders.

Già la traccia d’apertura “The Mash and The Fury” mi fa vibrare lo schienale della poltroncina. Ero seduta più o meno a cinque metri dal palcoscenico, a cinque metri dalla poetica potenza di quel suono. Ammiravo da vicino, ascoltavo estasiata. Il sonno e la stanchezza sembravano sensazioni ormai distanti anni luce.

Dopo l’opening track , la scenografia cambia di nuovo, la gabbia sparisce e man mano si delineano i volti concentrati ed estremamente espressivi degli artisti. Una catarsi. Durante il refrain di “Even Though You Are With Another Girl” mi emoziono particolarmente, caldi brividi autunnali mi attraversano tutto il corpo. Mi rimetto la giacca. Notevole è infatti la bravura e il timbro particolare delle due cantanti appartenenti alla rinnovata band di Trentemøller, la splendida “Sycamore Feeling” ne è ulteriore conferma.

Maestria e talento accompagnano tutti i brani del nuovo album. Si alterna un beat gentile ma vigoroso che non abbandona completamente le radici minimal degli inizi ma si evolve esplicitamente in un’elettronica indie con raffinate inclinazioni soul.

Naturalmente viene riproposto anche qualche pezzo dell’album precedente.
Indimenticabile l’interpretazione di “Miss You”. Il palco si svuota. Anders rimane al centro, da solo, in un tutt’uno con il dolce suono dello xilofono che lui stesso suona delicatamente. Un tenerissimo orgasmo che esplode come una furia man mano che si aggiungono tutti i membri del gruppo per un finale di brano mozzafiato.

Bisogna inoltre sottolineare che il tocco di romanticismo viene sempre accompagnato da un beat travolgente che invoglia a muoversi, a ballare .
Nonostante ciò, mi ricordo che al timido tentativo di alzarsi di alcuni ragazzi, seduti nelle file prime file, il buttafuori risponde immediatamente con un cenno di diniego. Ci accorgiamo inevitabilmente di quanto sia difficile non scalpitare, non danzare appassionatamente in pezzi come “Silver Surfer, Ghost Rider Go!!!

Durante il finale però, con tanto di replica di “Moan”, l’energia sale alle stelle, brutale, fortissima. Tutta la live band incita dal palco: “GET UP!”. E’ il delirio.
Tutto l’Auditorium in piedi a ballare, spettacolare.

“Un’esperienza sensoriale unica” è il commento di un ragazzo che ascoltai lasciando la sala Sinopoli a concerto finito, mentre tutt’intorno aleggiava uno stupore generale e la consapevolezza di quanto Anders Trentemøller fosse andato ben oltre le aspettative di molti.

Personalmente ero pervasa da una miriade di sensazioni che mi fluttuavano nel sangue. Adrenalina pura. Dolcezza infinita. Mentre guidavo verso casa, ancora elettrizzata dalla performance, non riuscivo a pensare ad altro che allo straordinario potere della musica e a tutte le innumerevoli volte che mi ha salvato la vita.

Hermeside

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